Bagheria News. La “FLOTT” che tiene alto il nome di Aspra nel mondo.

L’intervista a Tommaso Tomasello, amministratore delegato della Flott, azienda di lavorazione e commercializzazione del pesce salato, segue di alcune settimane quelle con Margherita Tomasello dell’omonimo pastificio di Casteldaccia, e con Rosario Provino direttore della Ecofruit, azienda di produzione e commercializzazione di prodotti dell’agricoltura biologica. Concluderemo questo viaggio attraverso il settore agroalimentare, che è quello che nel nostro territorio vede presenti importanti realtà, con l’azienda vinicola Corvo, duca di Salaparuta.

Cominciamo con una curiosità, quando hai cominciato a fare questo lavoro ?

Ho cominciato molto presto quando non avevo compiuto ancora 18 anni. Il mio è stato un percorso anomalo, nel senso che ho interrotto gli studi al terzo anno di ragioneria a 16 anni o poco più, per fare un esperienza che poi mi sarebbe servita tantissimo tra i 16 e i 18 anni; andai in Venezuela dove già si trovavano due miei zii che erano dei grossi armatori di pescherecci attrezzati per la pesca a strascico; uno di questi Antonio che ora vive tra Bagheria e New York è stato pure insignito in Italia del titolo di Cavaliere del lavoro. Due anni importantissimi che hanno segnato molto positivamente la mia formazione. Finiti questi due anni sono tornato e ho preso il diploma dell’Istituto Tecnico Commerciale, studiando di sera con non pochi sacrifici a conclusione del lavoro, anche perchè avevo nel frattempo con mio cognato iniziato questa attività del pesce salato.

Cosa producete ?

Un pò di tutto, l’acciuga principalmente, ma ad Aspra lavoriamo anche il tonno. Nei nostri stabilimenti sparsi in tutto il mondo lavoriamo complessivamente 12.000 tonnellate di acciughe l’anno. Inoltre siamo a livelli molto alti nel settore delle vongole.

Voi producete anche per delle multinazionali del settore?

In conseguenza dei grossi volumi che facciamo, riusciamo ad essere altamente competitivi e a concludere contratti con multinazionali e società che operano in tutto il mondo, esportiamo infatti in 40 paesi.

Quanta parte della produzione rimane in italia e quando va all’estero?

Siamo al 50% e 50% per adesso, ma la tendenza vede aumentare la quota di produzione destinata ai mercati esteri.

Si parla di crisi economica, di contrazione dei consumi e del Pil, come affronta la FLOTT questa crisi che è italiana , europea, e per certi aspetti mondiale?

Per fronteggiare la crisi noi abbiamo potenziato le esportazioni e fatto investimenti in termini di marketing e investendo sulla qualità e sulle risorse umane dell’azienda, per tentare di penetrare nei mercati dove non eravamo presenti e in quei paesi del mondo che al contrario che da noi stanno vivendo un boom economico o hanno una favorevole congiuntura economica, come Brasile, India, Cina, Russia e Stati Uniti.

In questi paesi stiamo conquistando grosse fette di mercato con una crescita significativa negli ultimi anni.

Non siamo gli unici naturalmente a crescere, devo dire che le aziende che hanno come riferimento il mondo, sentono meno il morso della crisi economica.

Il mercato italiano come gran parte dei mercati europei sta soffrendo molto anche in conseguenza della diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, perchè, come sappiamo, i provvedimenti governativi stanno sottraendo risorse ai consumi.

Però ci dicevi che c’è un dato in controtendenza

In effetti nonostante le politiche di rigore attuate dal governo centrale, analizzando i nostri numeri il consumo di pesce surgelato anche in Italia è in crescita, e questo sia per la facilità di reperimento che per il minor costo rispetto al prodotto fresco. In un momento di crisi la gente va naturalmente al risparmio.

Parliamo di delocalizzazione. Per poter competere sui mercati internazionali, c’è bisogno di spostare alcune fasi produttive “fuori” d’Italia, e voi lo avete fatto da tempo.

Partiamo da un punto fondamentale e imprescindibile per affrontare questo punto: le risorse ittiche del Mediterraneo sono diminuite drasticamente; per poter andare avanti ed essere competitivi l’approvvigionamento di materie prime deve avvenire dove queste sono abbondanti.

Ce anche da considerare che statistiche alla mano solo un consumatore su 10 guarda l’etichetta del prodotto, ma al contrario è molto più attento al costo del prodotto per cui anche il valore aggiunto insito nel “made in Italy” non fa più, come un tempo, la differenza nelle scelte dei consumatori.

Inoltre la manodopera europea ha un costo notevolmente più alto rispetto ai paesi in via di sviluppo.

Dò un dato a solo titolo esemplificativo: ad Aspra il costo lordo della manodopera è di 27 euro l’ora, altrove, in Marocco per esempio, dove abbiamo due stabilimenti, è di 10 euro al giorno. Chiunque capisce che la via della delocalizzazione tout court sarebbe quella più semplice.

Voi comunque avete fatto una scelta di compromesso che contempera diverse necessità?

Sì, proprio così. Io sono molto legato ai nostri dipendenti di Aspra, persone eccezionali. Checchè se ne dica l’operaio siciliano è un operaio che si lega all’azienda e dà il meglio di sè.

Inoltre avendo cominciato da giovane, ho un rapporto con molti di loro che non è quello classico padrone/subalterno, ma direi quasi un rapporto d’amicizia.

Per questo abbiamo mantenuto Aspra come punto di riferimento e abbiamo delocalizzato in altri paesi del mondo alcune fasi che vanno dall’approvvigionamento del prodotto e ad alcune fasi iniziali (pulitura del pesce) della produzione. Il semilavorato viene poi mandato in Italia dove avviene la fase finale di confezionamento.

In poche parole andiamo dove c’è ricchezza di materia prima e manodopera a basso costo; a certe condizioni però: tramite il controllo delle produzioni, cioè del pescato, e il controllo della qualità di fasi produttive che gestiamo con maestranze nostre.

Questi due fattori che si associano ai minori costi che abbiamo nei paesi dove abbiamo delocalizzato, ci consentono oggi di essere azienda leader in moltissimi paesi per cui questa politica aziendale alla fine ci ha dato ragione.

Proprio perché riusciamo ad ammortizzare i maggiori costi che affrontiamo in Italia grazie ai minori costi che sosteniamo nel mondo.

Tu viaggi in tutto il mondo per lavoro; Cosa provi quando vai in Cina, in Russia, negli Stati uniti, in Argentina trovi i prodotti con il marchio Flott esposti negli scaffali dei negozi?

Sicuramente una bella sensazione, magari quando trovi il tuo prodotto in un negozietto in un paesino sperduto nel mondo. Sono quelle piccole grandi soddisfazioni che ti spingono a fare di più e meglio e che ti invogliano a crescere. Come diceva un saggio, chi non ha degli obiettivi è un vagabondo.

E poi viaggiare in tanti paesi dà la possibilità di rendersi conto con i propri occhi di cosa accade nel mondo, e per chi fa questo lavoro ad un certo livello, questo è molto importante, poichè bisogna essere in grado di anticipare i tempi.

Noi negli anni siamo diventati ciò che siamo, anche grazie alla capacità di intuire e capire dove stanno andando i mercati. I consumatori chiedono sempre nuovi prodotti.

Per le poche realtà produttive ancora esistenti nel nostro territorio, la politica, non è riuscita a fare nemmeno un ‘area artigianale. Che tipo di accoglienza trovate quando ancìdate all’estero e manifestate l’intenzione di investire?

Nei paesi dove abbiamo investito abbiamo trovato le condizioni ideali, a partire da una pubblica amministrazione che accoglie l’investitore estero come risorsa, ai tempi brevissimi per la realizzazione degli impianti. L’ultimo impianto che abbiamo realizzato in Marocco, da quando lo abbiamo ideato a quando è entrato in produzione, sono trascorsi appena 18 mesi. Si tratta di una struttura che sorge su un area artigianale di qualche migliaio di mq. e che occupa 600 dipendenti, non una cosa piccola. Ci sono le condizioni ideali per fare impresa.

Cosa puo fare una politica che non sia estranea alle realtà produttive del territorio per voi, al di là delle chiacchiere di maniera?

E’ chiaro che se io volessi realizzare un nuovo impianto oggi qui, non saprei dove realizzarlo, per cui sono discorsi puramente accademici i nostri.

Un imprenditore che vuole investire oggi in Sicilia, incontra molte difficoltà oggettive.

Un’azienda che vuol nascere oggi in Sicilia deve avere sul posto le risorse e le materie prime necessarie per portare avanti l’attività, e se non ha questo, deve investire in un settore altamente tecnologico.

Bisogna considerare anche dove sono i mercati che contano. I mercati che contano sono lontani dalla Sicilia e la nostra isola ha problemi gravissimi nel settore delle infrastrutture e trasporti.

Ti faccio un esempio recente: due settimane fa la più grande compagnia di navigazione mondiale la Maersk ha deciso di non venire più a Palermo. Quindi i containers che prima arrivavano al porto di Palermo adesso dobbiamo andare a ritirarli a Gioia Tauro, quindi con un ulteriore aggravio di costi.

Questo solo per quanto riguarda la logistica, che ci vede altamente penalizzati. Poi ci sono i problemi del credito e di una pubblica amministrazione che certo non ti aiuta. Fare l’imprenditore quà è una missione.

Ad Aspra esiste una forte tradizione nella lavorazione del salato iniziata tantissimi anni fa con una serie di attività artigianali: adesso che valore ha per Aspra, o meglio che peso ha per l’economia del luogo? e lo chiedo a te che sei stato anche membro di giunta della Confindustria di Palermo, e quindi hai potuto avere accesso a dati più precisi.

Ritengo di non essere molto lontano dal vero se dico che il fatturato consolidato delle aziende di Aspra e delle collegate raggiunge i 90 milioni di euro. Il personale che impiega il settore compreso l’indotto credo sia intorno a 1000 persone. Quindi una realtà che necessiterebbe di maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

Invece a volte anche delle banali e legittime aspettative non riescono a trovare risposte e soluzioni

SI, è vero. In alcuni casi quando sono arrivati presso il nostro stabilimento delegazioni di ispettori di controllo, (in questi giorni per esempio, siccome noi esportiamo negli U.S.A., abbiamo avuto in azienda una delegazione dell’F.D.A americana, la Food and drugs administration), oppure clienti provenienti da ogni angolo del mondo, ed ho duvuto subire anche delle mortificazioni di fronte a questi ospiti, quando in certi momenti la situazione del nostro paese dal punto di vista della raccolta dei rifiuti era indecente.

Quale è la filosofia , se così vogliamo chiamarla che vi ha consentito di crescere e di diventare una grande realtà economica e produttiva?

Secondo me i fattori fondamentali che favoriscono la crescita di un impresa sono innanzitutto la competitività, poi l’elemento qualitativo che io dò per scontato, perchè se non fai un prodotto di qualità il mercato ti espelle automaticamente, ancora la cura dell’immagine dell’azienda , e ultimo ma non per importanza, l’innovazione e la ricerca; i mercati, come già dicevo sono molto attenti e sensibili alle aziende innovative che producono sempre prodotti nuovi e “particolari” che incuriosiscono i consumatori. Per questo una grande azienda per non essere schiacciata dalla concorrenza internazionale ogni mattino deve sempre inventarsi qualcosa di nuovo, quindi conta anche l”inventiva.

C’è quà appesa ad una parete del tuo ufficio una foto alla quale sei particolarmente legato

Sì, è una foto di mio nonno, Tommaso Tomasello, che era un sindacalista alla testa di un corteo di lavoratori, di braccianti, che allora a Bagheria era la categoria più sindacalizzata. La foto è particolarmente significativa perché ritrae la prima manifestazione del 1° Maggio, Festa dei Lavoratori, dopo la caduta del fascismo. Mi riporta alle origini della mia famiglia.

Hobby e passatempi, aspirazioni, previsioni ?

La lettura innanzitutto: il fatto di viaggiare molto mi dà la possibilità per ingannare le ore di volo di leggere molto. E poi lo sport, la pratica dello sport soprattutto, per me è una delle cose più belle: dalla quasi settimanale partita di calcetto con gli amici, il tennis e la vela, sino ad una passione recente, il golf, sport poco costoso contrariamente a quanto si pensa, e che posso praticare anche quando vado all’estero, perchè è uno degli sport più diffusi nel mondo.

E poi, come tutti, amo trascorrere qualche serata in serenità e allegria con amici e familiari.

In sintesi cerco di fare mia l’affermazione di un filosofo: “Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se fossi immortale”

Aspirazioni? Se posso fare una battuta non vedo l’ora di andare in pensione, ma so che per i prossimi anni sarà un sogno, però non dispero: i miei figli e i miei nipoti intendono proseguire nella mia attività, quindi penso che tra qualche lustro lascerò a loro il timone dell’azienda.

E consentimi una previsione: dalla attuale situazione difficile verremo fuori: il popolo italiano, e non lo dico per retorica, è un popolo forte. Il nostro paese ce la farà a superare questa congiuntura difficilissima. Io credo molto nell’uomo e nei giovani in particolare.

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